"Pfiu! E anche questa è fatta" brontolò Gargossa ripulendosi le mani sporche di midollo di balena sui pantaloni di un indefinibile color marrone. Davanti a lui, nel secco buio di una soffitta, pendevano filari di tranci di balena salati, futuro pasto dei marinai del Battello; ci si preparava per tempo ai lunghi viaggi per mare dell'avventurosa ciurma.
Gargossa aveva l'oneroso compito di provvedere alle scorte alimentari nei periodi di ferma, e al rancio durante le traversate. Era compito suo caricare a bordo l'esatto quantitativo di barili di acqua e di grog; capire di quante casse di gallette e di pesce e carne in salamoia necessitassero. A volte farsi i conti non era semplice, a quella strampalata ciurma saltava spesso il ghiribizzo di cambiare rotta.
"Toh, c'è un'isola che non c'è laggiù.." saltava a dire quella spennacchiata Vedetta e subito la nave vi si dirigeva senza un filo d'esitazione
"Andiamo a vedere, andiamo a vedere.. L'isola che non c'era adesso è vera.. " cantavano quelle cavallette marine di marinai chi ammaindando una vela di trinchetto, chi sciogliendo una cima a babordo.
Gargossa scosse la testa cespugliosa "Prima o poi ci lasceremo le pinne!" tornò a brontolare scendendo dalla stretta scaletta di legno "Come quest'ultimo interminabile viaggio. Pensavo non ce l'avremmo fatta, pensavo. Pensavo che tutte quelle isole non finissero più, finissero. Neanche preoccuparsi delle scorte di acqua, preoccuparsi. Ho dovuto inventarmi quel colabrina lì, ho dovuto." Gargossa posò con delicatezza la mano su uno strano marchingegno, che serviva a raccogliere la rugiada della notte. "Bella invenzione" mormorò sorridendo compiaciuto.
"Ehilà di casa, Mastro Gargossa!" la voce stridula di Takumi, la Vedetta, lo fece sobbalzare.
"Colpo di mille barili di Rum, sono qui vecchio corvo sdentato, corvo!"
"Un corvo seppur sdentato ha sempre ali per volare!"
"Che il diavolo ti porti, Vedetta, hai la lingua più lunga di una murena annegata, la lingua!"
"E tu la pancia più larga di una megattera arenata! Suvvia versami qualcosa da bere, Mastro Gargossa!" con la sua risata sdentata la smilza Vedetta fece un balzo su un barile di aringhe, vi si appolaiò e, a guardarlo da lontano sembrava davvero uno spelacchiato corvo su un trespolo.
Mastro Gargossa sbuffò, tirò fuori una bottiglia impolverata da una credenza sbilenca poi versò da bere per entrambi.
"Allora, che novità porti, allora? "
"Ancora nulla. Ci sono un paio di ingaggi in vista.. " Takumi bevve un lungo sorso di grog "aah! vecchio ippopotamo questo si che è grog, non quello che hai portato a bordo l'ultima volta!"
"Mmh.. di che si tratta stavolta? Spero non salti in mente a nessuno nessuno un viaggio come l'ultimo.. Spero. " Gargossa s'asciugò la fronte con uno straccio, poi prese ad affettare un pezzo di lardo.
"Che c'è, ti tremano ancora le budella per la fame? Ah!ah!ah!"
"Ehi, brutta cornacchia starnazzante ti si sente da tre miglia di distanza!" sull'uscio si fece avanti un ragazza, per quanto a vedere com'era vestita sembrava tutto fuorchè una ragazza.
"Benedetto il sangue nero del Polipo Tigre! La piccola Raya?" l'uomo saltò giù dal barile e corse ad abbracciare la nuova arrivata.
"Ehi ehi.. taccola stonata, tieni i tuoi artigli giù dalla mia bambina, tieni..." in realtà Gargossa rideva felice come un bambino, sapeva quanto i due si volessero bene e quanto avessero sentito l'uno la mancanza dell'altro in quegli anni.
Gargossa si asciugò furtivo una lacrima, poi con la sua grossa voce burbera esclamò "Voi due dovete ancora, dovete fare le fusa come gatti in amore? Su, è ora di mangiare, è ora"